Indice di stabilità per la formazione
della nebbia da irraggiamento
Fog Stability Index
Summary:
This is a stability index for fog formation. It is from
2WW/TN-79/008, "A New Technique for Forecasting the Occurence of Fog and
Low Stratus Ceiling by Use of a Flow Chart".
The equation for the index is:
Fog Stability Index = 2*(ts -
t850
+ ts - tds ) + W850 =
=4ts - 2(t850 +
tds
) + W850
L'indice di stabilità per la formazione della nebbia da
irraggiamento è un indice empirico che prende in
esame la temperatura al suolo (ts, in °C), la temperatura a
850 hPa (t850 , in °C), la temperatura di rugiada
al suolo (tds , in °C), e l'intensità del vento a 850 hPa ( W850,
in nodi), combinandoli in modo da ottenere un valore da confrontare con una
scala di riferimento. A seconda dell'intervallo in cui tale valore ricade, si
ottiene una indicazione sulla possibilità di formazione della nebbia da
irraggiamento (possibilità debole, moderata,
forte ).
Allo scopo si semplificare le operazioni di calcolo, ho scritto un piccolo programma,
in Visual Basic 1.0 (FogSI, versione 1.0),
che calcola l'indice immettendo i dati di base. Per scaricare sul proprio
computer una copia di detto software, clicca qui.
Le temperature riferite al suolo possono essere facilmente
tratte dal METAR o lette da un termometro correttamente posizionato, mentre i dati a 850 hPa si possono ricavare o dal
sondaggio termodinamico della località più vicina, o desunti per
interpolazione dalle carte di analisi o di previsione della superficie isobarica
a 850 hPA.
Innanzitutto, in meteorologia si comincia a parlare di nebbia
(d'avvezione, da irraggiamento, frontale, da evaporazione) quando la visibilità orizzontale scende sotto i 1000 metri. Al di sopra di questo valore,
in caso di riduzioni della visibilità, è preferibile esprimersi in termini di
foschia.
A seconda della visibilità orizzontale, la nebbia può
assumere le seguenti specificazioni:
nebbia densa
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visibilità < 40 metri
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nebbia spessa
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visibilità < 200 metri
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nebbia
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visibilità < 400 metri
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nebbia moderata
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visibilità < 1000 metri
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Come si forma la nebbia?
Alla base della formazione delle foschie e quindi delle nebbie
vi è un raffreddamento della massa d'aria a contatto con il suolo: l'attitudine
dell'acqua a trasformarsi in vapore acqueo (ovvero acqua allo stato gassoso) è in
stretta dipendenza con la temperatura del sistema aria-acqua. In parole povere, più una
massa d'aria è calda, maggiore è la quantità di acqua che passerà dallo
stato liquido a quello aeriforme. A seguito di un raffreddamento, la quantità
di vapore acqueo potrebbe essere superiore a quanto consentitogli dalla
temperatura, e pertanto la quantità in eccesso
comincia a condensare in minuscole goccioline (passaggio dell'acqua dallo stato
aeriforme a quello liquido). Queste goccioline, estremamente leggere, restano
apparentemente sospese nell'aria, intorbidandola e riducendone perciò la visibilità.
Può tuttavia accadere che la nebbia (preceduta dalla foschia) inizi a
formarsi anche in assenza di saturazione, favorita dalla presenza dei cosiddetti
nuclei di condensazione. Perciò in prossimità di aree industrializzate la
nebbia generalmente si forma più facilmente che altrove.
Da quanto detto, emerge chiaramente che tutto ciò che induce
l'aria a raffreddarsi, in presenza di elevato contenuto di vapore acqueo, è
favorevole allo sviluppo delle nebbie.
Questo spiega perché, ad esempio, la nebbia tenda a formarsi in
corrispondenza delle ore notturne e del primo mattino, solitamente le più
fredde della giornata.
Il cielo sereno
costituisce un altro elemento a favore della
nebbia: dopo il calare del sole, il suolo restituisce il calore che ha
accumulato durante il giorno (irraggiamento), raffreddandosi rapidamente (1), spesso
originando vere e proprie inversioni del normale gradiente termico verticale. Se il cielo è sereno, il calore
irradiato dal suolo si perde facilmente verso l'alto, mentre, se il cielo
risulta coperto, parte di quel calore resta"ingabbiato", ed il
raffreddamento del suolo è meno intenso. Questo spiega perché l'escursione
termica è molto pronunciata nei giorni con cielo sereno.
Un altro fattore notevole è rappresentato dal vento: la sua
assenza impedisce un eventuale rimescolamento dell'aria che si sta raffreddando
con aria più calda o meno umida, e anche questo favorisce la nebbia.
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Riassumendo, ore notturne o di primo mattino, elevata umidità
relativa, massiccia presenza di nuclei di condensazione, cielo sereno (spesso a causa di persistente alta pressione) ed assenza
di vento sono i principali agenti della formazione delle nebbie, definite da
irraggiamento poiché la causa principale del loro insorgere è costituito dal
raffreddamento del suolo con cui l'aria è a contatto per perdita di calore
verso l'alto.
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Tuttavia nebbie possono formarsi anche con cielo coperto, e
questo accade soprattutto quando esse si formano non tanto per il raffreddamento
della massa d'aria giacente sul luogo, ma per il sopraggiungere di aria calda e
umida da località vicine. Questa aria "forestiera", a contatto con il
suolo o l'aria più fredda locale, si raffredda a sua volta (specie nella zona di
contatto tra le due masse; i più curiosi, vedano il principio di Watt), dando
luogo a nebbie definite "d'avvezione". Tipiche (e temute) nebbie da
contatto, ad esempio, sono quelle che si formano presso le coste dei mari caldi
quando venti costanti paralleli alla costa causano la risalita di acque profonde
più fredde ("upwelling"): il contatto di aria calda e umida con la
superficie marina fredda genera la nebbia.
Si può prevedere quando la nebbia si
dissolverà?
Allo stato attuale, si possono fare solo delle previsioni di
massima, in quanto il dissolversi delle nebbie è in relazione a fatti non
sempre quantificabili. Ad ogni modo, la scomparsa della nebbia è dipendente
dagli stessi fenomeni che l'hanno originata, ovvero il progressivo riscaldamento
del suolo per effetto del sorgere del sole induce un riscaldamento dell'aria,
che favorisce una maggiore evaporazione dell'acqua: le goccioline della nebbia tornano allo stato aeriforme abbandonando la
loro condizione "liquida".
Ovviamente uno strato nebbioso molto spesso (200-300
metri) impedisce ai raggi del sole di agire incontrastati, e la nebbia si
dissolverà lentamente o non si dissolverà per nulla, come capita spesso nelle
pianure dell'Italia del Nord.
La nebbia, legata com'è alle condizioni locali, può essere
spazzata via dall'arrivo di perturbazioni, che sostituiscono l'aria giacente sul
luogo con aria avente caratteristiche differenti, oppure dall'insorgere di un
vento improvviso o di un vento particolarmente caldo e secco, come si verifica
spesso al nord quando si instaura il fohn, cioè quel vento secco e
relativamente più caldo proveniente dalle Alpi. In tal caso il successo della
previsione sulla nebbia è strettamente legato alla valutazione dell'arrivo
della perturbazione o dell'insorgere del fohn.
Per concludere, si può affermare che un'attenta osservazione
delle condizioni favorevoli all'insorgere della nebbia, può favorire, nel
previsore, un affinamento della sua sensibilità "locale" ed aiutarlo
a fare buone previsioni relative al posto in cui opera. A titolo d'esempio,
oltre a tenere sotto esame temperatura ed
umidità dell'aria, si può correlare
la riduzione della visibilità alla direzione di provenienza del vento,
ottenendo spesso, specialmente per le nebbie d'avvezione, una discreta
corrispondenza tra vento e nebbia.
Alcuni modelli numerici (NWP, Numerical Weather Product)
, inoltre, cominciano a produrre mappe previste delle aree in cui si potrebbe
formare la nebbia. Un esempio di questa produzione (il modello è lo SKIRON) è
rappresentata dalla figura accanto, elaborata dall'Università di Atene per
l'area mediterranea, in cui, tuttavia, ritengo sia raffigurata soltanto nebbia
da evaporazione (cioè, quella che si forma sul mare o sui laghi quando
l'acqua è più calda dell'aria sovrastante).
NOTE:
(1) Alcune tecniche sperimentali di previsione
dell'ora di formazione di eventuali nebbie da irraggiamento includono la
determinazione delle proprietà termiche del terreno, esaminate statisticamente
in termini di conducibilità interna del suolo. Si veda, ad esempio: LONGHETTO,
A., PAGLIARI, M., - Studio sulla previsione della temperatura minima notturna
a Trino Vercellese, Riv.Met.Aer., v.30, n.1, Roma, 1970.
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