Struttura caratteristica dell’atmosfera
e principali
masse d’aria
1.
Aria polare, delle medie latitudini, tropicale: caratteristiche e
proprietà
Le
proprietà di una massa d'aria dipendono in gran parte dalla radiazione
solare e dallo scambio di calore ed umidità con la sottostante
superficie terrestre. In base a ciò, si possono distinguere masse
d'aria con proprietà tipiche, connesse alla regione geografica di
origine, "regione sorgente" a condizione che esse abbiano
sostato sufficientemente a lungo su tale area, tanto da averne assunto
le proprietà caratteristiche.
Tali
classificazioni, che in genere riguardano l'emisfero settentrionale,
sono state dedotte principalmente dalle analisi sinottiche in superficie
e quindi risentono sensibilmente della distribuzione di pressione in
superficie e dei modelli di flusso degli strati più bassi
dell'atmosfera. Le più recenti conoscenze della struttura verticale
dell’atmosfera, con i forti "windshear" verticali, le
notevoli variazioni di direzione del vento con la quota etc.,
suggeriscono che in una determinata colonna atmosferica, ai diversi
livelli, l'aria possa provenire da regioni geografiche con
caratteristiche molto diverse.
Per
quanto sopra, ed in considerazione del fatto che l'influenza della
superficie terrestre si può manifestare a varie quote, risulta
difficoltoso dedurre classificazioni delle masse d'aria semplicemente in
base alle "regioni sorgenti"ed ai successivi percorsi. Allo
scopo di delineare un quadro molto sintetico delle configurazioni
essenziali che caratterizzano l'atmosfera a livello emisferico, sembra
conveniente suddividere le masse d'aria in tre classi principali: aria
tropicale (AT), aria delle medie latitudini (AML)e l’aria polare (AP).
Le
regioni sorgenti dell' AT sono le zone degli alisei di entrambi gli
emisferi, limitate verso il polo dalla fascia delle alte subtropicali.
Le regioni sorgenti dell' AP sono le regioni artiche e subartiche
dell'emisfero nord e quelle antartiche e sub-antartiche dell'emisfero
sud. L'estensione verso l'equatore di queste regioni sorgenti di masse
d'aria non è ben delineata e subisce delle variazioni stagionali. Di
conseguenza, non risultano ben definite le regioni sorgenti di AML, in
quanto sottoposte a forti variazioni meridiane nel soleggiamento e nelle
influenze termiche da parte della superficie della terra e da grandi
variazioni longitudinali per i contrasti termici tra i continenti e gli
oceani. Il
fronte polare, nella teoria originale, veniva considerato il confine tra
l'AP e l'AT (o la subtropicale), per cui la sua posizione sulle carte
sinottiche indicava l'estensione di quest'ultima verso il polo. Solo la
scoperta di una circolazione tropicale relativamente chiusa del tipo di
Hadlev e di una circolazione contraria extratropicale del tipo di Ferrel
e dell'esistenza di due correnti a getto principali in entrambi gli
emisferi e delle corrispondenti
La
distinzione tra AT e AML non è sempre evidente negli strati più bassi
dell'atmosfera ove, a causa della divergenza, non esiste un limite ben
distinto tra la cellula di Hadley e quella di Ferret, ma appare naturale
nella media ed alta troposfera, ove esiste tra le due cellule una zona
di convergenza meridionale. Contrasto tra AML ed AP dovrebbe invece
essere distinguibile negli strati medio bassi della troposfera, nella
zona di convergenza meridionale esistente tra la cellula di Ferrel e
quella Polare. (fig.1).
Fig. 1 Le zone di convergenza meridionale,
dove si contrastano masse d'aria con proprietà termiche
differenti. Esse sono riscontrabili al confine tra la cellula di
Hadley e quella di Ferrel nell'alta troposfera e tra la cellula
di Ferrel e quella polare negli strati prossimi al suolo |
Dunque
l'AML è più facilmente individuabile negli strati medio-alti della
troposfera, dove "serpeggiano" le caratteristiche correnti
occidentali. Queste ultime non risentono dell'influenza delle condizioni
tropicali, se non in parte, e dunque non possono essere considerate
composte di aria tropicale. Tuttavia, regolari inserimenti di AT si
manifestano nella parte occidentale delle alte pressioni subtropicali,
dove l’AT dei bassi livelli si muove verso il polo come una corrente
ascendente, finchè non
raggiunge l'equilibrio termico con le correnti occidentali della media e
alta troposfera, caratteristiche della zona temperata. Viceversa, l' AML
ridiscende sul bordo sud-orientale degli anticicloni subtropicali,
portandosi verso i livelli più bassi (figura 2).
Fig.2 Schema raffigurante le linee di
corrente "serpeggianti" da ovest nei livelli più alti
(a tratto continuo), e gli anticicloni al livello del mare
(linee tratteggiate). La linea più spessa indica la traiettoria
discendente dell'aria delle medie latitudini, mentre la doppia
linea indica il percorso ascendente dell'aria tropicale. |
Questo
meccanismo rappresenta una regolare trasformazione di AT in AML. Per
questo motivo si ritiene più corretto considerare la massa d'aria più
meridionale del fronte polare, come una massa
Alle
medie latitudini gli strati più bassi dell'atmosfera sono soggetti a
frequenti incursioni di AT verso il polo e di AP verso l'equatore.
Malgrado le
modificazioni
dovute agli scambi di energia con la superficie sottostante ed ai moti
verticali, tali masse d'aria mantengono in gran parte le proprietà
caratteristiche della loro regione d'origine. Tuttavia,a causa
dell'influenza del gradiente meridiano di temperatura sulla variazione
del vento con la quota, le traiettorie che, nei bassi livelli sono
direttamente collegate alle regioni sorgenti tropicali e polari, alle
quote più alte confluiscono in seno alle correnti occidentali. In tal
modo, un sondaggio effettuato alle medie latitudini, può rilevare AT o
AP nella bassa troposfera e AML, rimasta più a lungo sulla zona, nella
troposfera superiore. Per quanto visto, ogni classificazione delle masse
d'aria contiene necessariamente una certa indeterminazione; d'altra
parte, dall'esperienza
In
pieno accordo con i principi fin qui delineati risulta la
classificazione delle principali masse d'aria elaborata da Defant e Taba
negli anni cinquanta. Questi studiosi, in base ai sondaggi effettuati a
tempi sinottici scelti opportunamente in relazione ad analisi ricche di
fronti, correnti a getto e tropopause, costruirono lo schema di fig. 3.
Fig.3 Sezione meridiana dell'atmosfera
sull'emisfero nord. Le linee intere sono isoterme in gradi
centigradi; Gp e Gs denotano la posizione del Getto Polare e di
quello Subtropicale. |
In
esso, il fronte polare è associato ad un getto nell'alta troposfera e
ad una interruzione nella tropopausa. Il getto associato al fronte
polare e la struttura della tropopausa nelle sue vicinanze
caratterizzano il confine delle masse d'aria (AP e AML) in questi alti
livelli. Nella media troposfera il confine tra masse d'aria è
individuato dalla pronunciata baroclinicità propria del fronte polare,
mentre in superficie è solitamente ben individuato da tutti gli
elementi che caratterizzano il fronte polare a tale livello: variazione
brusca nella direzione del vento, variazioni dell'andamento della
pressione nel tempo, fenomeni ecc.. Negli strati più bassi della
troposfera, tuttavia, l'influenza termica della superficie terrestre
modifica spesso le condizioni dell'aria polare, in modo che la
temperatura di quest'ultima non può più essere considerata
caratteristica delle regioni sorgenti.
La
frattura della tropopausa subtropicale ed il getto subtropicale
individuano invece il confine tra AML ed AT. Mentre la baroclinicità
del fronte polare nella media troposfera, che definisce il confine tra
masse d'aria a questi livelli, risulta meno evidente se si media il
campo della temperatura rispetto allo spazio e al tempo, la frattura
della tropopausa subtropicale, apparendo a latitudini relativamente
costanti, è distinguibile anche in sezioni mediate (fig. 4).
Fig. 4 Temperature in °C mediate lungo
cerchi di latitudine per gennaio e luglio. Le linee più scure
mostrano la posizione media delle tropopause. |
Al
di sotto del livello del getto subtropicale, il confine di massa d'aria
è rappresentato dalla zona baroclina del fronte subtropicale.
Tale fronte è individuabile solamente in quota e quindi nella
troposfera medio-bassa non risulta determinato alcun chiaro confine di
massa d'aria, in accordo al fatto che a queste latitudini prevale, nei
bassi livelli, l'azione frontolitica della divergenza.
2.
Caratteristiche dell'aria artica
La
classificazione delle principali masse d'aria delineate nel paragrafo
precedente costituisce uno schema efficace ma molto semplificato, che
volutamente non include distinzioni più particolareggiate che pure
possono essere considerate. Ad esempio, su molte zone della terra
possono essere distinte masse d'aria continentali da quelle marittime.
Tra queste possono essere individuati, nella bassa troposfera, veri e
propri fronti che tendono a svanire nei livelli medi e alti.
Particolare
attenzione merita la massa d'aria artica, separata dall'aria polare dal
cosiddetto fronte artico. La sottoclassificazione dell' AP in aria
artica e aria polare vera e propria fu originariamente proposta da
Bergeron (1928). Con riferimento all'emisfero nord, il fronte artico è
spesso ben distinguibile su certe regioni delle alte latitudini, specie
durante la stagione più fredda, apparendo tuttavia come confine di
massa d'aria solamente alle quote più basse ove è fortemente
influenzato dalla distribuzione della copertura delle neve sui
continenti e dalla estensione della copertura dei ghiacci sull'oceano
artico. Per tale motivo risulta di frequente difficile distinguere
l'aria di vera origine artica dalla spesso ugualmente fredda, se non più
fredda, aria "continentale polare" che si origina a latitudini
più basse (ad esempio sul continente euroasiatico durante la stagione
invernale). Nelle parti più alte della troposfera è poi pressochè
impossibile mantenere la distinzione tra aria artica e polare, in quanto
a tali livelli normalmente l'aria polare è proprio fredda quanto l'aria
artica.
3.
Struttura dell'atmosfera
Con
riferimento alla classificazione delle principali masse d'aria delineata
nei paragrafi precedenti, nonche ai sistemi caratteristici
dell'atmosfera cui si è fatto cenno, è possibile costruire uno schema
della struttura dell'atmosfera nei suoi primi 20.000 metri di spessore
(fig. 5).
Fig. 5 Principali masse d'aria, tropopause,
fronti e correnti a getto, in relazione ai sistemi di vento nei
bassi strati. I fronti possono essere ben sviluppati o
relativamente deboli, in relazione ai diversi periodi dell'anno
e alle regioni geografiche. |
Tale
schema, molto semplificato, si riferisce all'emisfero settentrionale,
dal polo nord all'equatore, ed è applicabile alla struttura atmosferica
nella stagione fredda, quando tutte le configurazioni sono ben
pronunciate. In accordo con quanto sopra esposto, la troposfera risulta
divisa in tre differenti masse d'aria: AT, AML, AP. Viene posta in
risalto anche la possibile suddivisione dell' AP in aria artica e polare
vera e propria, con il fronte artico come elemento di separazione. Tale
fronte, individuabile solamente nei bassi strati, è disegnato con linee
tratteggiate, per indicare che è un sistema non sempre presente nella
troposfera.
L'AP
risulta limitata verso sud dal fronte polare e dal getto polare,
posizionato nella frattura tra la tropopausa polare e quella delle medie
latitudini. Il fronte polare negli strati più bassi e in quelli più
alti è disegnato con linea tratteggiata per indicare che in questi
livelli sono possibili scambi di massa d'aria fra differenti regioni
sorgenti, dovuti ai cicloni a scala sinottica che contribuiscono in modo
sostanziale al trasferimento meridiano di energia. Il fronte
subtropicale, con il getto subtropicale nella frattura tra tropopausa
delle medie latitudini e la tropopausa tropicale, divide negli strati
medio-alti l'AML dall'AT. Tale fronte è disegnato con linea
tratteggiata, in quanto appare solo in certe regioni, mentre in altre
risulta mal definito o del tutto assente. Al fronte subtropicale che
giace su una regione in cui prevale divergenza nei bassi strati, non
corrispondono, il più delle volte, caratteristiche di tempo quali
quelle associate al fronte polare,del quale peraltro è geograficamente
più permanentente, in quanto legato ad un getto molto stabile in
latitudine. Nella regione tropicale, oltre alla tropopausa principale è
messa in evidenza, ad una quota più bassa, una tropopausa secondaria;
quest'ultima corrisponde al livello nel quale si può trovare
generalmente un pronunciato aumento della stabilità verticale ed il
massimo della velocità meridiana nella cellula di Hadley.
Nello
schema di fig. 5 le posizioni dei fronti e delle correnti a getto
rappresentano la latitudine media di questi sistemi nella stagione più
fredda. In particolare la latitudine del fronte polare varia
notevolmente con la longitudine e nel tempo; per questo motivo tale
sistema non può essere riconosciuto in sezioni meridiane, costruite
facendo le medie lungo interi cerchi di latitudine. Lo schema è valido
in situazioni sinottiche nelle quali i moti dell'aria sono
prevalentemente zonali. Nei casi di interruzione del moto zonale con
formazione di profondi cicloni freddi alle basse la latitudini e
anticicloni caldi alle alte latitudini, il modello termico e di flusso
si discosta notevolmente dallo schema. Nei casi estremi di circolazione
a basso indice, infatti, una sezione meridiana può mostrare l'esistenza
di due getti polari occidentali,a ben distinte latitudini, ed un getto
orientale tra essi.
BIBLIOGRAFIA
BRUNETTI-CACCIOLA
Riv. Meteorologia Aeronautica A.56 N1-2
[l]
- F. AFFRONTI Atmosfera e Meteorologia
Sommario storico scientifico. Dai miti del passato alle
prospettive del futuro - S.T E.M., Mucchi, Modena.
[2]
- B'J'GARNIER ~ Compendium of lecture notes in climatology for class III
and class IV personnel - WMO No 726 (1992).
[3]
- E. PALMEN, C.W. NEWTON – Atmospheric Circulation Systems - Their
Structure and Physical Interpretation, International Geophysics Series
(1969)
[4]
- E.R. REITER - Le correnti a getto) - Zanichelli,Bologna, ( 1969)
(1)
T. Bergeron, studioso tedesco, neI 1928 elaborò una
"classificazione geografica" delle masse d' aria,
distinguendole in quattro tipi fondamentali (artica, temperata,
tropicale, equatoriale) ed in sottotipi, in base alle regioni di origine
(mari, continenti).
(2)
G. Schinze, studioso tedesco, condusse interessanti ricerche, sostenute
da ampie indagini statistiche nel periodo dal 1932 all'inizio della
seconda guerra mondiale, determinando le caratteristiche medie delle
principali masse d'aria nei vari mesi dell'
anno sull' Europa centrale.
(3)
S. Petterssen era nato a Hadsel neI 1898; dopo la laurea
intraprese la carriera di meteorologo, lavorando prima a Bergen, poi a
Tromsoe e, neI 1931,di nuovo a Bergen, dove diresse il Centro di
previsioni meteorologiche. NeI 1939 assunse la presidenza della
Commissione di meteorologia marittima in seno all'OMI. Durante il
secondo conflitto mondiale, assunto il grado di Ten. Colonnello delle
forze aeree norvegesi, svolse una parte
di primo piano in occasione dello sbarco alleato in Normandia. Morì il
31 dicembre del 1974.